Biblioteche. Architettura e progetto / Libro

Marco MUSCOGIURI
Rimini: Edizioni Maggioli
2009
ISBN 883874257

 

PREMESSA

Mai come in questi ultimi venti anni, nell’epoca di Internet e della digitalizzazione, sono stati stampati al mondo tanti libri e sono state rinnovate e costruite tante biblioteche in tutto il mondo, tra cui le più grandi e ambiziose mai realizzate. Il Web e i computer non hanno dunque ucciso la biblioteca. D’altronde la storia ci insegna che l’introduzione di nuovi media non ha mai comportato l’immediata sostituzione di quelli precedenti: i manoscritti sono rimasti a lungo anche nell’era della stampa; radio e cinema sono sopravvissuti all’avvento della televisione; i libri hanno ancora un ruolo di primo piano nonostante televisione e computer.

Tuttavia la digitalizzazione delle informazioni, la comunicazione in rete e l’ipertestualità sono fattori che hanno modificato radicalmente la scrittura, la lettura, l’editoria, i libri, le biblioteche e i nostri stessi processi percettivi e cognitivi. Gli ipertesti e le risorse documentarie in rete permettono una consultazione incrociata, multimodale oltre che multimediale, in un labirinto di percorsi e collegamenti impossibile da compiere su supporti tradizionali; per non parlare della velocità e maggiore facilità di ricerca, accesso, catalogazione, indicizzazione e recupero delle informazioni che essi consentono, nonché della miniaturizzazione dei supporti rispetto alla quantità di dati contenuti. Tutto questo sta cambiando profondamente il ruolo, le funzioni e i contenuti della biblioteca, in un modo che non ha precedenti nella storia.

Molti si chiedono se e perché valga la pena di continuare a investire in biblioteche. La domanda sembrerà retorica, ma non è scontata per la maggior parte dei cittadini che direttamente o indirettamente sono i finanziatori di questi istituti pubblici, e per la maggior parte degli amministratori, che ne sono i principali decisori.

Le biblioteche sono macchine costose, sia nella fase iniziale di realizzazione sia in quella della gestione ordinaria: una scarsa consapevolezza della loro importanza e la mancanza di finanziamenti adeguati, erogati con continuità, portano ben presto a un servizio carente e alla decadenza della loro funzione pubblica. Le priorità delle amministrazioni locali e centrali spesso sono altre (p.e.: sanità, servizi sociali, infrastrutture) e le risorse sono sempre limitate, soprattutto in una situazione come quella italiana in cui alla cronica insufficienza degli stanziamenti per cultura e istruzione si aggiunge l’atavica abitudine a sottovalutare le ricadute dei servizi culturali dal punto di vista sociale ed economico.

Spiegare perché sia necessario rinnovare gli edifici bibliotecari è semplice. Il patrimonio librario continua a crescere (la produzione tipografica risulta più che raddoppiata dagli anni Settanta ai Novanta). Sono aumentati esponenzialmente gli utenti, non solo per l’incremento quantitativo di alcune categorie (studenti, anziani, bambini, immigrati), ma anche per l’emergere di nuove esigenze, che portano a rivolgersi alla biblioteca sia per accedere agli strumenti informatici sia per acquisire il “know-how” tecnico necessario. Cresce inoltre il fabbisogno di spazi per ospitare nuove attività e per sistemare a scaffale aperto il patrimonio documentario. A questo si aggiunge l’esigenza di una distribuzione interna assai differente rispetto a quella tradizionale, nonché la necessità di adeguare l’edificio per impianti e norma- tive. Non ultimo, una biblioteca rinnovata nell’architettura degli spazi ha un impatto enormemente più forte su tutti coloro che ancora utenti non sono. Ma questo non risponde alla domanda, più generale, sul perché convenga investire in biblioteche. Per rispondere è necessario riferirsi a uno scenario più ampio. Nella società contemporanea assumono sempre maggiore valore beni immateriali come l’informazione, la conoscenza e la creatività: fattori determinanti per lo sviluppo economico di un territorio o di una nazione. L’offerta in servizi culturali e servizi alla persona è diventata essenziali nella competizione tra le città per attrarre risorse umane ed economiche, oltre che per rafforzare il “capitale sociale” di una comunità e di un territorio. Su un altro versante, scompaiono progressivamente i luoghi di aggregazione sociale, soprattutto per i giovani, sostituiti dai centri commerciali e di intrattenimento, a cui in vario modo, sempre più, viene inconsapevolmente delegata la gestione e la programmazione del tempo libero dei cittadini. Cosicché la quotidianità finisce per risolversi tra casa, scuola, lavoro e luoghi del consumo. Ma, per contro, emerge anche sempre più forte la richiesta di “luoghi terzi”, che non siano i centri commerciali, dove poter coltivare interessi conoscitivi di varia natura e avere occasioni di incontro e di scambio con gli altri.

In questo contesto le biblioteche possono assumere un ruolo essenziale come luoghi per la socialità culturale, per lo sviluppo della creatività e dei propri talenti, per favorire il dialogo interculturale e intergenerazionale. La biblioteca, da sempre luogo di conservazione, diffusione e trasferimento della conoscenza contro il “cultural divide”, è oggi anche laboratorio multimediale di informazione, porta di accesso e strumento di orientamento nell’universo delle nuove tecnologie, contro il “digital divide”. Inoltre, oggi la biblioteca diventa (può diventare) centro di aggregazione sociale, punto di riferimento e nuova piazza urbana: per incontrarsi, comunicare, creare e consolidare il senso di appartenenza a una collettività, contro l’esclusione e l’isolamento.

Dalla disamina dei progetti raccolti in questo volume emerge infine come in tutto il mondo la biblioteca sia luogo urbano per eccellenza: caposaldo nella città, veicolo di comunicazione politico-culturale e strumento per avviare processi di trasformazione e riqualificazione urbana e sociale, per cristallizzare l’immagine di una città o una comunità in un’architettura simbolica e talvolta fortemente iconica, per annunciare e affermare il prestigio e l’efficienza dell’istituzione che ospita e dell’amministrazione che l’ha realizzata.

Oggi le biblioteche sono a un bivio, soprattutto in Italia, dove vivono una situazio- ne di arretratezza, tra la possibilità di acquisire un ruolo importante di catalizzatore sociale e il rischio di scomparire del tutto, soppiantate da altri servizi “pubblici”, dalle finalità commerciali più o meno palesi. Per sopravvivere la biblioteca deve rinnovarsi, arricchirsi di contenuti, diventare un centro culturale integrato di servizi per la cultura, la formazione, l’informazione, l’immaginazione, la creatività, lo studio, il tempo libero, la socializzazione. Mutando finalità e funzioni, è necessario ridefinire anche la configurazione e le caratteristiche dell’edificio-biblioteca, ricercando forme, linguaggi e soluzioni ar- chitettoniche in grado di riaffermare il valore dell’istituzione, di comunicare e pro- muovere i contenuti innovativi e di esprimere il nuovo ruolo che essa può avere nella società contemporanea.

Da questi presupposti e con questi obiettivi prende avvio il presente volume, che riprende in parte alcuni ragionamenti già elaborati nel libro Architettura della Biblioteca (Ed. Sylvestre Bonnard, 2005), sviluppandoli e aggiornandoli. Nella prima parte (capitoli 1 e 2) verranno esaminati lo scenario e le tendenze in atto nell’architettura bibliotecaria. A partire da tali osservazioni, nella seconda parte verrà individuato un possibile modello biblioteconomico di riferimento (un model- lo ibrido, in grado di adeguarsi alla realtà italiana), tratteggiandone l’articolazione funzionale e di servizio (capitolo 3). A seguire verranno formulati alcuni criteri di progetto, pur nella consapevolezza che non esistono facili scorciatoie e ricette pronte all’uso: sette parole chiave che riteniamo utili a tracciare un quadro di riferimento per la progettazione di una biblioteca nel XXI° secolo (capitolo 4).

Nella terza parte (capitoli 5-9), gli aspetti funzionali, distributivi e biblioteconomici verranno posti in secondo piano, per considerare aspetti più strettamente architetto- nici, tipologici, morfologici e di rapporto con il contesto, esaminati illustrando alcune decine di progetti di biblioteche (per lo più recenti, ma non solo). I vari progetti non sono raggruppati in riferimento a tipologie funzionali (p.e. biblioteche pubbliche, di conservazione, di ricerca, etc.), alla loro collocazione storica o geografica, o a eventuali appartenenze a stili o “scuole” di architettura. Al contrario, si è cercato di individuare alcune possibili strategie di composizione, definendo alcune categorie e sotto-categorie in grado di tracciare dei possibili percorsi di elaborazione e sviluppo del progetto architettonico che ognuno dei casi esaminati riesce, secondo l’opinione di chi scrive, a esemplificare in vario modo.

è evidente da un lato l’arbitrarietà di una tale classificazione, dall’altro il fatto che uno stesso progetto possa afferire a più di una categoria, a seconda che si ponga l’accento su un aspetto piuttosto che su un altro. Come viene ribadito anche nel testo, tale classificazione, per quanto arbitraria, non è tuttavia fine a se stessa, in quanto evidenzia alcune possibili idee-guida di ogni progetto, e inoltre, ponendo a confronto architetture anche molto differenti tra loro per dimensioni, caratteristiche, obiettivi ed esiti, ne fa emergere le affinità. La disamina di progetti così diversi, accomunati soltanto dalla destinazione d’uso, è interessante non solo perché mostra la grande eterogeneità delle architetture bibliotecarie, tale da non consentire l’individuazione di modelli tipologici o funzionali (ma tutt’al più di alcune soluzioni ricorrenti), ma anche perché mette in luce approcci, strategie compositive, metodologie progettuali che possono essere applicate a ogni ambito della progettazione architettonica, e non soltanto di quella bibliotecaria.

Parlare dell’architettura delle biblioteche diventa dunque l’occasione per parlare di architettura tout court.

 

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